Negli ultimi cinquanta anni la specie
bufalina è tra quelle che hanno dimostrato il maggior incremento numerico
in Italia: dai 12.000 capi si è passati a circa 200.000 tra capi iscritti
e non iscritti al Libro Genealogico. Durante questo intervallo di tempo
il bufalo è passato da animale da lavoro, che produceva anche latte e
carne nei territori paludosi e/o marginali ad animale da latte dal quale
si può ricavare un reddito sicuro. E' interessante considerare che la
specie bufalina ha visto un incremento notevole, nonostante non sia certamente
il più produttivo tra i ruminanti allevati, e soprattutto non abbia beneficiato,
sino ad oggi, di sistematici piani di selezione genetica, né usufruito
di genotipi importati da Paesi zootecnicamente all'avanguardia (come si
è verificato a suo tempo per i bovini).
Però nonostante siano trascorsi quasi 25 anni dall'istituzione del L.G.,
le bufale sottoposte a controllo della produttività sono solo il 35 %
del totale allevato.
L'Italia riveste un ruolo di leader nell'allevamento della bufala e la
Lombardia è nella condizione di contribuire in maniera considerevole al
miglioramento del comparto, ma è necessario che tutti gli allevatori promuovano
un più rapido ed efficiente miglioramento della gestione aziendale, con
particolare riferimento agli aspetti riproduttivi |
e del miglioramento genetico della specie attraverso l'applicazione
delle migliori e più aggiornate pratiche per la gestione delle mandrie
bufaline.
E' opportuno segnalare alcune motivazioni che hanno determinato, sino
ad oggi, un miglioramento genetico difficoltoso e lento rispetto alla
specie bovina. Innanzitutto è da rilevare la grande longevità della
bufala, se confrontata con la bovina, ed il costo elevato delle manze,
che hanno comportato uno scarso tourn-over, amplificato dalla continua
crescita del numero delle aziende bufaline e conseguente consistente
richiesta di animali che non hanno consentito scarti di animali forse
poco produttivi.
Un altro aspetto importante è la scarsa utilizzazione, nel passato,
della inseminazione artificiale e prima ancora la mancanza di un processo
di selezione efficiente dei riproduttori da destinare alla F.A.. Per
molti anni, infatti, il processo di miglioramento produttivo è stato
attuato solo attraverso la sostituzione annuale dei riproduttori, scelti
tra i figli delle migliori fattrici.
L'attuale interesse presente in Lombardia per il settore bufalino è
determinato, oltre che dalla buona convenienza economica, anche dal
fatto che tale specie non è attualmente soggetta al contingentamento
produttivo, che costituisce uno dei limiti di sviluppo del settore bovino.
Bonelvio Vitali
Allevatore di bufali
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